Romano Scarpa

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    Romano Scarpa (Venezia, 27 settembre 1927 – Málaga, 23 aprile 2005) è stato un fumettista e animatore italiano.
    Scarpa è il disegnatore di fumetti Disney italiano più apprezzato all'estero e, soprattutto, il più "stampato" negli Stati Uniti.

    Nato a Venezia il 27 settembre del 1927, si appassiona subito al mondo del fumetto e a quello dell'animazione. In particolare legge con avidità Topolino, partecipando attivamente, con lettere e disegni, alla posta della rivista.
    Intraprende gli studi al liceo artistico, per poi abbandonarli a causa della guerra. Questa interruzione, però, non fa altro che appassionarlo sempre più al mondo dell'animazione e inizia a studiarne le tecniche da autodidatta, utilizzando una piccola cinepresa Pathé Baby. I suoi sforzi iniziano a vedere la luce nel 1945 quando, in un'ala del Palazzo dei Camerlenghi, vicino al Ponte di Rialto, allestisce il suo primo studio di animazione. È dell'anno successivo il suo primo film: ...e poi venne il diluvio (durata: 15 minuti circa).
    Il lavoro nello studio lo impegna soprattutto nella produzione di brevi spot, fino a che, nel 1951 arriva il suo primo importante lavoro nel campo dell'animazione: La piccola fiammiferaia. Riduzione animata dell'omonima fiaba con colonna sonora del Quartetto Cetra, viene distribuita nel 1951 in abbinamento con Attack!, film diretto da Robert Aldrich.
    Cartoonist completo, il maestro veneziano si era già presentato, nel 1948, alla corte di Mario Gentilini, l'allora direttore di Topolino, con una serie di tavole e disegni di prova, ma senza successo. Riprova, però, nel 1953: nella sua cartellina sono presenti, oltre ai soliti disegni di prova, anche una storia completa, con alcune tavole già disegnate per intero, che colpisce Gentilini, tanto che questi, prima di metterlo alla prova come autore completo, gli propone di disegnare, per il giorno successivo, i personaggi più difficili di tutto il panorama disneyano: Biancaneve e i sette nani.
    Per Scarpa questo non fu certo un problema, proprio grazie alla sua passione per l'animazione statunitense (la sua piccola fiammiferaia, infatti, deve molto allo stile dell'animazione americana di quegli anni) e così Gentilini e Martina decidono di assegnargli una sceneggiatura di quest'ultimo proprio con i personaggi del famoso film animato di Walt Disney: Biancaneve e Verdefiamma, uscita nel 1953 sui numeri 78-80 di Topolino, diventa, così, la prima storia Disney di Scarpa e grande successo per il fumetto italiano.
    Realizza la sceneggiatura e tutti i bozzetti creativi per la serie a disegni animati di Sopra i tetti di Venezia, fantasiose avventure di un popolo di volatili umanizzati che vivono a Venezia. La serie, realizzata nel 2001 dalla RAI e dalla TV francese, è andata in onda sporadicamente la mattina verso le ore 07,00 su Rai 2.

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    I testi di Martina
    Le prime storie del maestro veneziano sono tutte su testi di Guido Martina: nello stesso anno di Verdefiamma realizza le tavole di raccordo dell'Albo d'Oro n. 50 del 1953 che presentava alcune storie di produzione americana, mentre l'anno successivo escono Paperino 3D, Biancaneve, la strega e lo scudiero e Topolino e le delizie natalizie, una classica storia festiva in cui gli autori italiani, come da tradizione, riuniscono i personaggi di Paperopoli e Topolinia per festeggiare, in questo caso, il Natale.
    Il 1955 è un anno importante: sempre su testi di Martina disegna Topolino e il doppio mistero di Macchia Nera. La storia segna, infatti, il ritorno sulle scene dell'acerrimo nemico di Topolino, Macchia Nera, che manca addirittura dal suo esordio. Questa splendida storia [2] della coppia Martina-Scarpa avrà poi l'onore della pubblicazione negli USA su Mickey and Donald nn.6-8 dell'ottobre-dicembre del 1988.
    Con Guido Martina realizzerà, da qui in poi, poche altre storie (poco più di una decina), tra le quali si ricordano con piacere Paperino e la scuola dei guai, la prima inchiostratagli da Rodolfo Cimino, con il quale inizierà un rapporto di collaborazione lungo e duraturo (molte delle storie scritte da Cimino, infatti, sono disegnate da Scarpa, così come molte delle storie di Scarpa di quel periodo sono inchiostrate da Cimino), o Zio Paperone e il segreto di Villa Mistero. Almeno fino a che, nel 1970 e nel 1971, non disegna due storie del ciclo di Paperinik o, sempre nel '70 la grande saga a puntate Storia e gloria della dinastia dei paperi, dividendosi il lavoro con Giovan Battista Carpi.
    Romano è spesso considerato non solo il primo degli autori Disney italiani, ma anche l'ultimo degli americani. Unico dopo Floyd Gottfredson a realizzare alcune storie a "striscia" autoconclusiva di Topolino, tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta. Molte storie di Paperino, Qui, Quo, Qua e Zio Paperone sono state da lui sceneggiate per fornire alle storie una sequenzialità tipica di alcuni film animati, spesso con parodie del genere giallo e d'avventura.
    Nel 1968, durante un collegamento con gli stabilimenti Mondadori all'interno di una puntata di Canzonissima '68, Scarpa - intervistato da Luigi Silori - disegnò in diretta una tavola di Topolino.
    Carl Barks, l'"uomo dei paperi" si complimentò più volte con Romano, al quale inviò un'idea per Brigitta. Inoltre Scarpa ha realizzato decine di suoi personaggi, come Trudy, Atomino Bip Bip, Codino, Bruto, Filo Sganga, Sgrizzo Papero, Paperetta Yè Yè e molti altri.

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    Nel segno di Floyd Gottfredson
    Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, però, è solo un primo assaggio di quelle atmosfere noir e hard boiled che Scarpa avrebbe regalato ai lettori Disney nel corso degli anni successivi[3]. Inizia a realizzare storie di autore completo nel 1956 con l'uscita di Paperino e i gamberi in salmì, un giallo intenso e ricco di colpi di scena, in cui il disegnatore veneziano, miscela gli elementi di suspense presenti nella trama con le immancabili gag. Il tratto è probabilmente ispirato a Carl Barks (sia i paperi, sia i topi sono molto rotondi, mentre molte delle movenze sono tipicamente riprese dal maestro dell'Oregon), la costruzione della storia è tipica del Topolino quotidiano di Walsh e Gottfredson: la scena iniziale dei Gamberi in salmì, infatti, è una variazione della scena d'apertura di Topolino e gli orfani di guerra.
    A questa seguono altre due avventure, entrambe di viaggi: Paperino e l'amuleto di Amundsen e Topolino e il mistero di Tapioco VI.
    Scarpa si ispira generalmente alle storie quotidiane di Topolino ma anche alle opere di Barks, realizzando delle storie che ricordano le trame dell'Uomo dei Paperi: Paperino e la fondazione de Paperoni, per esempio, è un esempio di come le potenzialità del personaggio Paperone siano ancora completamente sconosciute, o la storia in tre puntate Paperino e le lenticchie di Babilonia, in cui riecheggia il cinema di Frank Capra, di gran lunga il suo cineasta preferito. Ma anche storie come Topolino imperatore della Calidornia e Topolino nel favoloso regno di Shan-Grillà sono nuovi esempi di stile barksiano applicato a Topolino, ma anche dei perfetti esempi di come lo Scarpa di quegli anni prediliga scrivere delle storie con una stretta continuity: laddove, infatti, finisce una storia, si può ricollegare la sua successiva, proprio ispirandosi alle strip di Walsh e Gottfredson.
    Infatti, incominciando da Topolino e la dimensione Delta (1959) in cui recupera il prof. Enigm, inizia un lungo ciclo di avventure che vede impegnato Topolino a fianco di Atomino Bip Bip, un atomo antropomorfo ingrandito da Enigm due biliardi di volte. Scarpa, come molti suoi colleghi, ha un tratto facilmente riconoscibile. La morbidezza e l'equilibrio delle forme sono speciali. I personaggi sono ritratti anche in pose inconsuete, ma sempre caratterizzati. Il fotogramma presenta spesso piani diversi e le colorazioni pastello degli sfondi sono un marchio di fabbrica, purtroppo trascurato in molte recenti ristampe.
    Scarpa si è spento nella primavera del 2005, in Spagna, dove viveva da una decina d'anni.

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    Sperimentazioni stilistiche
    Scarpa ha spesso provato a sperimentare nuove tecniche di narrazione.
    Gli omaggi alle atmosfere del cinema americano (su tutti Alfred Hitchcock e John Frankenheimer) non si fermano solo alla trama, ma anche all'uso delle tecniche. Molte delle innovazioni allora introdotte da Scarpa, vennero in seguito adottate dai cartoonist d'oltreoceano. Primo e più fulgido esempio è Topolino e l'unghia di Kalì, del 1958, ritenuta dalla maggioranza dei fan di Scarpa la sua storia migliore. Non è solo un giallo intenso su un mistero apparentemente inspiegabile, che mescola alla fine anche alcuni elementi del genere spionistico, ma anche una storia d'atmosfera in cui, per la prima volta (almeno per un fumetto nostrano) viene utilizzata la dissolvenza incrociata, in cui il personaggio che narra il flashback che va ad iniziare, Mr. Purcell, viene ridisegnato identico sia nella vignetta dell'interrogatorio, sia nella prima vignetta del suo racconto, ma in questo caso è trasparente, in dissolvenza.
    Successivamente, nel 1959, arriva Paperino e l'uomo di Ula-Ula. Questa storia è un unico e lungo flashback, narrato dai paperi su un'isola deserta, di volta in volta, in cui le didascalie classiche, quelle in terza persona che accompagnano il lettore lungo la storia, vengono sostituite dalle oggi abusate didascalie in prima persona, in cui è il protagonista stesso a narrare la storia come voce fuori campo. Sempre del 1959 è la storia in due parti Topolino e Bip Bip alle Sorgenti Mongole, considerata un capolavoro della narrativa a fumetti, presa come modello da tutte le generazioni successive. Da notare che in questa storia, oltre alla suddivisione in due parti distribuite su due numeri di Topolino (il 222 e il 223), le geniali gag comiche, le notizie storiche, il sottoepisodio del capitano Mac Hab, lungo circa 40 vignette, e la zavattiniana visione del paese dei minatori milionari, le innovazioni di Scarpa sono numerosissime.
    L'anno dopo arriva Topolino e la collana Chirikawa, storia del lungo ciclo con Atomino Bip-Bip, in cui il maestro veneziano utilizza, durante un flashback di Topolino, la soggettiva, facendoci vedere un Gambadilegno baby, già ladro, con gli occhi del neonato Topolino (in questa storia, quindi, si lascia a intendere che l'eterno nemico di Topolino sia, in realtà, più anziano di Topolino stesso). Tocco di classe finale è il tratto utilizzato per questa scena, che ricorda molto quello infantile, considerato che quelli sono i ricordi di un cucciolo di pochi mesi.
    Infine, nel 1963, utilizza l'inquadratura parziale per la storia Topolino e l'uomo di Altacraz, in cui inserisce anche un lungo inseguimento per le strade della città degno del miglior poliziesco[senza fonte].
    Proprio tra il '62 e il '63 lo stile grafico di Scarpa si evolve, ispirandosi anche a nuovi autori attuali, come Giovan Battista Carpi[senza fonte].
    In quegli stessi anni, poi, riprende un altro personaggio Disney molto utilizzato nelle daily strip, tal Gancio il Dritto. Ideato da Bill Walsh e Manuel Gonzales, irrompe in Italia prima con le sue strisce autoconclusive, quindi grazie proprio a Romano Scarpa con Quel drittone di Gancio del 1964. Sarà uno degli autori ad utilizzarlo più spesso e, soprattutto, sarà lui a dotare il personaggio di un figlio adottivo, altrettanto grintoso e spumeggiante del padre: Gancetto detto anche Bruto, esordisce in Topolino e il rampollo di Gancio del 1975.

    Fonte: Wikipedia

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