Giocare negli anni 80

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    Scherza scherza, i videogiochi hanno ormai 40 anni alle spalle. Tanti ne sono passati da quel lontano 1972, anno della pubblicazione di Pong, anche se in realtà le loro origini si perdono negli anni ‘50. Sono contento di aver avuto la fortuna di assistere alla loro evoluzione, dal loro timido esordio fino a giungere ad oggi, dove sono una realtà consolidata e un fenomeno di costume, tanto da vedere film ed eventi ad essi dedicati.
    Ma come si giocava negli anni ‘70 e ’80? Che differenze ci sono tra i giochi di allora e quelli di oggi? Al di là dell’aspetto tecnico, più che evidente, c’è proprio una grande differenza nel modo di essere dei giochi e dei giocatori.
    Bisogna considerare che nei primi anni la novità era costituita dal fatto stesso di giocare, quindi non si andava tanto a puntare sulla qualità tecnica (d’altronde i mezzi erano pure limitati) ma si andava a realizzare quanti più tipi di giochi possibile, contando molto sulla fantasia dell’utente. E in effetti ce ne voleva tanta per fingere che pong fosse un simulatore di tennis, come a volte veniva spacciato. Tuttavia, il fatto di trovarsi di fronte ad un evento così insolito e (per l’epoca) altamente tecnologico, bastava per creare quell’entusiasmo che teneva la gente incollata allo schermo. In effetti, era una bella differenza rispetto a stare passivamente davanti allo schermo a guardare la TV.
    Ricordo che c’era una vera e propria gara a chi faceva il gioco più originale. Probabilmente è proprio in questo periodo che c’è la varietà maggiore di tipologie di gioco. La fantasia dei programmatori si è sbizzarrita regalandoci eventi di rane che dovevano attraversare la strada, omini che dovevano raccogliere tutte le pillole all’interno di un labirinto, astronavi malandate che dovevano affrontare da sole tutta la flotta aliena, parassiti dei denti da abbattere a colpi di dentifricio, omini impegnati a liberare la propria fidanzata dalle grinfie di un gorilla… insomma bastava qualunque idea per trasformarla in gioco. E il bello è che spesso erano idee azzeccate, che colpivano per la loro originalità, ancor prima della giocabilità vera e propria.
    La prima cosa che colpiva dei giochi era l’immediatezza. Capire come si controllavano era questione di un istante, e subito ci si trovava in mezzo all’azione. Inoltre, era molto difficile che una partita durasse più di qualche minuto. Erano azioni mordi e fuggi, con lo scopo di intrattenere per un po’ ma mai troppo a lungo. Ricordo però che ogni partita era pervasa da un senso di magia, che accompagnata a tonnellate di immaginazione, faceva vivere al giocatore le avventure più incredibili. E di fantasia ce ne voleva per immedesimarsi in una manciata di pixel con pochi colori. Ma i primi giocatori erano soprattutto dei sognatori, dei pionieri in un mondo tutto da scoprire.
    Che emozione poi sentire le prime parole scandite dall’altoparlante! Non voci campionate come oggi, ma sintetizzate direttamente dal computer. Caricavo “Impossible Mission” solo per sentire quelle voci gracchiare dal televisore. Mi sembrava così tremendamente futuristico… e che dire della grafica “realistica” dei primi computer a 8 bit? Ogni cosa era eccitante, proprio perché nuova.
    Oggi mi stresso se un gioco ci mette più di cinque secondi a caricare, eppure trenta anni fa sapevo attendere pazientemente per minuti interi quel nastro-lumaca prima che riuscisse a macinare tutti i kilobyte necessari. Ma è così. Oggi i ritmi sono più frenetici e abbiamo perso un po’ il gusto della lentezza. Eppure molte volte mi gustavo le belle musiche di intrattenimento che accompagnavano i lunghi caricamenti, oppure mi leggevo un fumetto nella trepida attesa, preparandomi all’azione che sarebbe seguita di lì a poco.
    C’era un’altra cosa che mi piaceva. Spesso i giochi erano opera di una sola persona, oppure di un gruppo ristretto. Ed era bello riconoscere lo stile di quel programmatore, le musiche di quell’altro, e così via. Bastava uno sguardo al gioco per capire chi l’aveva realizzato. C’era la sua anima dentro. I nomi dei programmatori diventavano familiari, e sapere che un gioco era opera di John Twiddy o Manfred Trenz (per citarne un paio) era sinonimo di qualità. Oggi, vista la mole di dettagli tecnici che (giustamente) è necessaria per lo sviluppo di un lavoro, i piccoli team non hanno più ragione di esistere. Le mani che lavorano ad un progetto sono così tante che non è più possibile riconoscere uno stile. Non che questo sia un male, è solo segno dei tempi che cambiano.
    I giochi di oggi sono molto belli, tecnicamente impeccabili. Sarebbe ipocrisia dire il contrario. La capacità simulativa, il realismo che li pervade è innegabile. Ce ne sono molti che mi piacciono e con i quali passo momenti spensierati. Ma in fondo in fondo sono rimasto un sognatore, ma ogni tanto il mouse scivola sulla cartella del Mame o sull’emulatore del C64, ed ecco rivivere sullo schermo quei classici che mi avevano emozionato allora, e che ancora oggi mi regalano tanto sano divertimento.
     
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    Hai scritto esattamente quello che ho provato anche io...

    Il mio primo computer all'età di 6 anni fu il Vc20 alias Vic-20

    Giocare con quello scatolotto, divertimento puro, il mitico Joystick e il primo Paddle per giocare con Clown, le cartucce (cartridge) da inserire.
    Quanti esperimenti per capire come modificare un listato e che risate quando venivano fuori strani effetti.
    Potevi usare la tua fantasia.

    Poi passarono gli anni e nel 1989 arrivò l'Amiga, li gia più grandino ma i passsi furono gli stessi, videogioco prima o poi esperimenti a non finire.

    Oggi ormai gioco poco, ma alla fine siamo noi che siamo cambiati e cresciuti, i bambini/ragazzini di oggi si divertono come facevamo noi all'epoca,
    però l'unica critica che mi viene da dire è che hanno poca possibilità di usare la fantasia e di fare esperimenti di sorta...
    Le consolle non ti permettono di fare ciò che un computer ti dava all'epoca, usare il cervello per andare oltre il mero aspetto videoludico.

    Comunque non voglio innescare una polemica era solo per esprimere un opinione.

    Grande Topic kusa, bravo :bravo:
     
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    Bravo, Simon. Ecco un'altra cosa che caratterizzava quell'epoca. Assieme al computer era norma trovare un manuale di istruzioni (lo so che oggi non usa più) che introduceva l'utente alle varie possibilità dell'apparecchio acquistato. Nel caso dei prodotti Commodore c'era una interessante introduzione al Basic, eventualmente ampliabile con riviste e libri specifici.
    L'approccio era sinceramente molto più profondo di oggi. Oltre a trascorrere ore spensierate si era invogliati anche a tentare quel qualcosa di più, scoprire come funzionava la logica dei computer, avere i primi rudimenti di programmazione. Non dimentichiamo che tutti i programmatori di allora erano autodidatti. Non esistevano corsi universitari o lauree. Ognuno si faceva le ossa sul proprio home computer.
    Non credo si possa parlare di polemica. Stiamo mettendo a confronto due modi di vivere l'informatica, non necessariamente uno è meglio dell'altro, ma per noi che abbiamo vissuto gli esordi, diventa naturale preferire quel sistema forse più macchinoso, ma anche più approfondito.
     
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    Ecco un'altra cosa che mi è venuta in mente. Questa purtroppo non positiva. L'avvento dei computer domestici non fu purtroppo ben visto dalla mentalità conservatrice italiana. E non parlo tanto delle vecchie generazioni, la cui diffidenza la potevo anche capire. Parlo purtroppo dei nostri coetanei, quelli che non rimasero influenzati dalle novità tecnologiche.
    Ricordo che chi si dedicava all'uso di un computer e (non sia mai!) di videogiochi veniva guardato come un appestato. Non veniva bruciato solo perché tale pratica era ormai fuori legge. Dire che si era emarginati è poco. Di videogiochi non si poteva neanche parlare pena essere presi per i fondelli. I giochi sono stati accusati di tutto, dall'indebolire le attività cerebrali fino a causare l'epilessia. Tutte calunnie, ovviamente, ma che rammentano come il genere umano sia per natura ostile a ciò che non comprende. Oggi gli stessi che ti prendevano in giro perché passavi il tempo a giocare, invece di ciondolare al bar come loro, li vedi a smanettare con i loro smartphone come degli ebeti, cercando di batetre a Ruzzle l'avversario di turno... o giocare con quegli stessi classici che si sono fatti sfuggire allora. E un sorrise sulle tue labbra si dipinge.
     
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    Anche questo che hai scritto Kusa lo avevo omesso per evitare battibecchi... Io infatti ero uno tra quelli emarginati, visto come un ragazzo strano perchè mi piaceva il computer invece del calcio in televisione...
     
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    kusa, lo avessi scritto io questo pezzo avrei usato le stesse identiche parole.
    sono partito con il pong, sono passato al vic20 con il mio gioco preferito (quello di abbattere mattoncini), sono passato al commodore 64 e grazie ai compagni di scuola ho assaggiato atari ed intellevision (i giochi dell osci e dell'hockey i miei preferiti).
    Era stupendo, ti divertivi, ma dopo mezz'ora tornavi a confrontarti con il mondo reale.
    Oggi invece.... :(
     
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    io giocavo soprattutto coi videogiochi che c'erano nei bar, e i miei amici uguale...ma dopo poco ( cioe' quando finivamo gli spicci) finivamo tutti in piazza a giocare a pallone
     
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    adesso invece giocano a pallone tenendo tra le mani il telefonino o il tablet :D
     
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    Io non posso dire molto contro i giovani di oggi su quel lato...
    La mia infanzia e adolescenza nella quasi totalità l'ho passata in casa per varie ragioni.
    Il computer l'ho avuto fin da bambino, però che mi ci sono attacccato di più è stato da ragazzo.
     
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    Il primo computer che ho avuto è stato il Commodore 16. Primo gioco in assoluto, Mindbenders.
     
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    E intanto siamo arrivati zitti zitti al 50° anniversario dei videogiochi, curioso che non ne abbia parlato nessuno, o almeno non mi è giunta voce. Ha avuto molta più risonanaza il 40° anniversario del Commodore 64, sempre quest'anno.
    Che dire? Auguri ad entrambi! XSBmyg1N0OK9
     
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    CITAZIONE (kusarigama_sensei @ 15/12/2022, 14:44) 
    E intanto siamo arrivati zitti zitti al 50° anniversario dei videogiochi, curioso che non ne abbia parlato nessuno, o almeno non mi è giunta voce. Ha avuto molta più risonanaza il 40° anniversario del Commodore 64, sempre quest'anno.
    Che dire? Auguri ad entrambi! XSBmyg1N0OK9

    E' vero.. ma ormai il mondo dei videogiochi è cambiato tantissimo da allora...
     
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12 replies since 23/7/2013, 10:40   224 views
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