Luciano Bottaro

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    Luciano Bottaro (Rapallo, 16 novembre 1931 – Rapallo, 25 novembre 2006) è stato un fumettista italiano.
    È stato uno dei più apprezzati e prolifici autori di fumetto umoristico italiano. La sua opera, apprezzata in patria e all'estero, presenta il marchio di fabbrica di personaggi rotondi e ben delineati e, soprattutto, appena una sceneggiatura od un soggetto glielo consentono, li trasforma, allungando le linee e provando inquadrature e pose psichedeliche. Uno come pochi in grado di trovare la sua strada assimilando la lezione dei primi, grandi maestri del fumetto.
    Nel 2007 l'associazione artistica e culturale ComixComunity istituisce il premio "Luciano Bottaro - I mestieri del fumetto" rivolto a tutti coloro che lavorano nel mondo dei fumetti.[1]
    Il comune di Rapallo, nel primo anniversario della morte, ha deciso di dedicargli una piazza.[2] Il 35º Festival International de la Bande Dessinée d'Angoulême, omaggia l'autore ligure con un'esposizione e un catalogo dal titolo Bottaro le maestro.

    Gli inizi
    Bottaro sin da bambino si appassiona al fumetto statunitense: tra le sue letture giovanili si contano il Felix di Otto Messmer, il Little Nemo di McCay, il Fortunello (Happy Hooligan) di Fredrick Burr Opper, Bibì e Bibò (The Katzenjammer Kids) di Rudolph Dirks e il Topolino di Walt Disney e Floyd Gottfredson.
    Intrapresi gli studi di ragioneria, li abbandona nel 1949 per dedicarsi al fumetto, ideando una delle tante parodie dell'Inferno dantesco, che però rimarrà incompiuta. Dopo il suo debutto su Lo Scolaro, Bottaro idea Aroldo il bucaniere, pubblicato dall'editore genovese Giovanni De Leo: questo è solo il primo di una lunga serie di personaggi che costelleranno e costellano tuttora la fulgida carriera del Maestro di Rapallo.
    E proprio a Rapallo, nel 1950, e intorno a Bottaro che sorge la cosiddetta Scuola di Rapallo, un gruppo di cartoonist che inizia a lavorare a stretto contatto con il giovane ligure. I primi ad unirsi saranno Guido Scala e Franco Aloisi, ai quali, subito dopo, si unisce Carlo Chendi, uno dei più brillanti sceneggiatori umoristici del fumetto italiano.
    Dello stesso anno è la realizzazione di Sogno d'Inverno e Sogno d'Estate per il settimanale Lo Scolaro e la creazione di Giò Polpetta e di Pon Pon, un fungo antropomorfo che per molti anni verrà pubblicato sulle pagine de Il Giornalino, alternando le tavole autoconclusive a storie di più ampio respiro.

    A Milano
    Era il 6 maggio del 1951, una domenica, quando Bottaro ed un gruppo di amici stavano facendo una scampagnata. I soldi, come racconta Bottaro in un fax inviato alla redazione de I Maestri Disney, erano pochi e proprio quel giorno Bottaro prese la decisione finale: andare a Milano per contattare quanti più editori possibili nella speranza di guadagnare qualche soldo in più.
    Così a metà maggio si diresse, munito di una cartelletta piena di disegni ed illustrazioni, nella città lombarda, andando subito verso la sede della Arnoldo Mondadori Editore. Giunto di fronte all'ufficio di Mario Gentilini, però, non riesce a parlargli: quel giorno è particolarmente indaffarato e così conclude la giornata prima intrattenendosi con la scrittrice Liala, quindi tra le strade e gli uffici di Milano alla ricerca di un incarico.
    L'incarico giunge per conto delle Edizioni Alpe di Giuseppe Caregaro, persona simpatica ed amico di Gentilini: per lui Bottaro crea le storie di Cucciolo e Beppe, almeno fino a quando, a settembre, non si reca ancora una volta da Gentilini munito di un biglietto di Caregaro. Il direttore di Topolino esamina i disegni di Bottaro: le illustrazioni con Aroldo il bucaniere, però, non gli piacciono e solo i disegni di prova con i personaggi Disney convincono Gentilini a far provare il giovane, prima con una illustrazione, seduta stante, con i paperi di Taliaferro, quindi affidandogli una storia con Topolino.
    Fissato il compenso in 6.000 lire, Bottaro inizia a disegnare la storia, ma dopo un paio di mesi Bottaro aveva disegnato appena tre tavole: per fortuna del settimanale la storia era stata affidata ad un altro disegnatore. Ma Gentilini credeva nel talento di Bottaro tanto da concedergli una seconda opportunità con una storia con Paperino come protagonista: Paperino e le onorificenze, di Alberto Testa, pubblicata sull'Albo d'Oro n.322 del 1952.

    rebogif



    Una vita per il fumetto
    Gli anni successivi sono ricchi di soddisfazioni: dopo aver realizzato la sua prima storia completa con i personaggi Disney (Paperino e l'arte moderna), dà alle stampe Pepito, il mensile intitolato al simpatico pirata creato nel 1952 e che diventa ben presto uno dei personaggi italiani più famosi, con traduzioni delle sue avventure sparse in tutta Europa (su tutte, la Francia) e soventi riproposte delle sue avventure. Nel 1959, poi, partecipa con Chendi, Mazzanti, G.B. Carpi, Aloisi e Scala alla realizzazione dell'albo tascabile ispirato al noto quiz televisivo Il Musichiere, che però non vedrà la luce a causa di alcuni problemi accaduti all'editore Fasani. I personaggi di Bottaro, però, attirano l'attenzione di questo piccolo editore, che, lasciatasi sfuggire l'occasione del Musichiere, l'anno successivo fa esordire un periodico che presenta gli animali antropomorfi del Maestro di Rapallo, tra cui spicca l'elefante Oscar, che da il nome alla testata.
    Negli anni successivi la sua collaborazione con i personaggi Disney si fa altalenante, fatta di molte pause durante le quali realizza storie con i suoi personaggi o porta avanti progetti particolari come lo Studio Bierrecì, insieme a Giorgio Rebuffi e Carlo Chendi (1968) o come la sua interpretazione della fiaba di Carlo Collodi: Pinocchio, apparsa sulle pagine de Il Giornalino nel 1981 e diventata un CD Rom interattivo nel 1993.
    Molti anche i premi e i riconoscimenti alla carriera e al talento, il più importante dei quali è lo Yellow Kid conferitogli nel 1996 da una giuria internazionale. Nel 2006, pochi mesi prima della scomparsa, è il primo autore a cui viene assegnato il Premio Papersera.

    paladino



    Bottaro e la Scuola di Rapallo
    Luciano Bottaro ha sempre avuto una certa indipendenza: la maggior parte delle sue storie lo vedono come autore completo. Oltre alle divertenti Parodie Disney, nelle quali si trovano spesso i prototipi delle sue Mattaglie, ha spesso messo i suoi personaggi in situazioni strane ed assurde, come nel caso di Zio Paperone e lo scherzo cinese o di Paperino e il vaso rosso dei Ming o nella recentissima Pippo e il virus in soffitta.
    I soliti personaggi deformati, il tratto elegante e rotondo, a mezza via tra Barks e Gottfredson, i personaggi di contorno che spesso riprendono quelli disegnati da Barks oltreoceano, come Firminio, il primo maggiordomo di Paperone, o come i baristi che incontra Paperone, presi dalla serie di autoconclusive barksiane ambientate in una caffetteria. Un artista così originale non poteva non raccogliere intorno a sé una schiera di giovani talenti che insieme a lui o sotto la sua ala protettrice iniziarono ad entrare nel fantastico mondo del fumetto.
    Nasce così la Scuola di Rapallo, al cui successo contribuirono un buon numero di artisti, che dimostrarono di avere un inconfondibile stile che molto doveva al Maestro Bottaro. I primi ad iniziare furono Scala ed Aloisi, ma in seguito si unirono Chendi, Rebuffi, e, con la partenza dello Studio Bierrecì, Marciante, Uggetti, Colantuoni ed anche i bonelliani Berardi e Milazzo.
    Oggi, più che di Scuola di Rapallo, si può parlare di giovani artisti che crescono seguendo la sua linea narrativa e grafica; si possono citare Alessandro Perina, Stefano Mirone, Lorenzo Pastrovicchio, Sergio Cabella, Francesco Guerrini, che hanno ereditato dal suo tratto alcuni elementi caratteristici.

    Fonte: Wikipedia

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